Piazza Salimbeni

 Piazza Salimbeni (Siena) - Direzione Generale - Sede storica e operativa 

​​​​ ​Gli uffici amministrativi e gli spazi destinati alle attività di rappresentanza del Monte dei Paschi si articolano intorno al perimetro di Piazza Salimbeni, creazione ottocentesca dell’architetto senese Giuseppe Partini che in questo spazio volle allestire una sorta di palcoscenico ideale sul quale far dialogare le facciate dei palazzi che fin dal XV secolo avevano ospitato gli uffici del Monte Pio e della Dogana dei Paschi: al prospetto del Palazzo cinquecentesco di Mariano Tantucci, che costeggia il lato settentrionale della piazza, fa riscontro, lungo il perimetro opposto, la facciata di Palazzo Spannocchi cui si affianca, ad oriente, la fronte neogotica del Palazzo Salimbeni. L’odierno edificio, al pari della piazza e della facciata ad essa prospiciente di Palazzo Spannocchi, è il risultato di un generale intervento di riassetto edilizio ed urbano che alla fine del XIX secolo interessò tutti gli immobili di proprietà del Monte dei Paschi situati nell’area già sede dei possessi della famiglia Salimbeni: il nucleo più antico dell’intero complesso, infatti, è rintracciabile nelle strutture del duecentesco Palazzo Salimbeni, parte di un grandioso organismo di edifici fortificati - il castellare - che a partire dall’inizio del XIII secolo fu la dimora della omonima famiglia senese. Il 31luglio 1877 la Deputazione del Monte dei Paschi approvava il progetto presentato dall’architetto Giuseppe Partini, professore di Architettura all’Accademia di Belle Arti di Siena, relativo alla costruzione di una “nuova piazza Salimbeni, chiusa da tre lati da altrettanti palazzi di stile caratteristico e di epoche interessanti e distinte, quali sono i secoli XIV, XV e XVI (…)”. Prima dell’intervento del Partini l’area della piazza e dello spazio ad essa circostante presentava una configurazione assai articolata dovuta alla secolare stratificazione di organismi architettonici e sociali: la “piazza” vera e propria si riduceva di fatto alla sola “Costa Salimbeni”, una salita stretta e ripida che partendo da via Montanini costeggiava da un lato Palazzo Tantucci e dall’altro i fondi degli Spannocchi al quale faceva seguito, prima di raggiungere il portale del Palazzo, un corpo di fabbrica attinente il complesso dei Salimbeni. Si accedeva al piazzale della Regia Dogana, su cui prospettava la mole della Rocca, attraverso il portale gotico e la campata a crociera dell’ingresso. Gli interventi del Partini furono preceduti da una serie di accordi e trattative mirati all’acquisizione da parte del Monte degli spazi adiacenti i propri possedimenti: a partire dal 1873 la Banca acquisterà i locali di Palazzo Tantucci ancora proprietà del Demanio, il piano terreno della Rocca dei Salimbeni compresi gli spazi prospicienti piazza dell’Abbadia (già appartenenti alla Regia Dogana) e, nel 1880, l’intero Palazzo Spannocchi.

 

Nel 1875 Giuseppe Partini è chiamato ad elaborare una soluzione urbanistica finalizzata alla demolizione della terrazza contigua al Palazzo Spannocchi e alla sistemazione dello spazio in tal modo acquisito: il compimento del fronte gotico della Rocca Salimbeni rendeva evidente la necessità di creare un nuovo scenario architettonico, capace di soddisfare il crescente bisogno di decoro edilizio della città. Nel 1877 hanno inizio i lavori per la realizzazione della nuova piazza cui si affiancheranno, nel 1878, quelli per la demolizione dei volumi della terrazza e dei fondi degli Spannocchi. Ancora nel 1878 verrà approvato il progetto del Partini per la realizzazione della nuova facciata del Palazzo Spannocchi che prevedeva, nel nuovo prospetto, l’adozione dello stile e degli ordini già presenti nella facciata quattrocentesca di Giuliano da Maiano. Il completamento della piazza si concluse nel 1879 con l’erezione del monumento all’economista senese Sallustio Bandini, realizzato dallo scultore Tito Sarrocchi su progetto dello stesso Partini. L’operazione di Piazza Salimbeni rappresentò per Siena l’evento architettonico e urbanistico più rilevante del XIX secolo: l’intervento del Partini mutava radicalmente un’area nevralgica della città per inventare un nuovo spazio, visto dai contemporanei, e dal Partini stesso, come una allusione alle epoche principali della storia senese riassunte nei tre palazzi che si affacciavano su di esso: la facciata neogotica del Castellare dei Salimbeni e il fianco/facciata neoquattrocentesco di Palazzo Spannocchi si fiancheggiavano sulla piazza con estrema disinvoltura, evocando gli stili dei secoli più gloriosi dell’architettura cittadina. In questo scenario architettonico non vi è contrapposizione di stili ma continuità di linguaggio, espressione dei ritmi, delle forme salde, degli organismi lucidi e spaziosi che da sempre caratterizzano, nel loro insieme, le manifestazioni artistiche della civiltà toscana. Soffermiamoci ad osservare gli edifici dal centro della piazza: da questa posizione privilegiata vedremo svolgersi la trama, fatta di armonici rimandi, di quel dialogo che il Partini intese istituire tra la facciata del Palazzo Salimbeni e quella del Palazzo Spannocchi: l’arco acuto del portale del Castellare si riflette nella raggiera di conci semicircolari del portone del Palazzo Spannocchi mentre l’alto piano di trifore archiacute si specchia nei due corrispondenti piani di bifore classicheggianti; spostando l’attenzione alla sommità degli edifici noteremo infine il ribaltarsi della merlatura medievale del Palazzo Salimbeni sul cornicione neorinascimentale di Palazzo Spannocchi, sostenuta, la prima, da appuntiti beccatelli là dove il secondo viene sorretto da eleganti mensole a voluta.  ​​

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