Sant'Ansano

Sant’Ansano era un giovane di origine romana, figlio di Tranquillino, nobile patrizio dell’Urbe. Era stato instradato al battesimo dalla madrina Massima.

​Sant’Ansano era un giovane di origine romana, figlio di Tranquillino, nobile patrizio dell’Urbe. Era stato instradato al battesimo dalla madrina Massima. Durante le persecuzione dei cristiani, sotto l’imperatore Diocleziano, sia Ansano che Massima furono imprigionati. Massima perì sotto le torture delle guardie che custodivano i prigionieri, mentre Ansano riuscì a fuggire verso Nord per l’antica strada consolare Cassia fino a Siena. Stabilitosi in città, predicò senza risparmiarsi il Vangelo, battezzando i primi cristiani senesi. L’impegno profuso nell’opera di evangelizzazione gli valse il titolo di “battezzatore dei Senesi” e sul luogo della sua sepoltura sarebbe stata edificata la cattedrale senese. La persecuzione, comunque, non lo abbandonò neppure a Siena, dove il santo venne raggiunto e imprigionato dal proconsole Lisia. Il racconto riferisce che, dopo la cattura, si susseguirono torture dolorose e pesanti che non riuscirono però a far rinnegare la fede al giovane Ansano. La saldezza delle sue convinzioni gli costò la condanna al rogo, dal quale però fu miracolosamente salvato, perché le fiamme si spensero non appena egli fu gettato sul fuoco. Trovò la morte per decapitazione con la spada fuori città in riva al fiume Arbia, così ci tramanda la tradizione, il 1 dicembre 304.

 

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Scultore senese del XIV secolo
Sant’Ansano
Scultura in legno intagliato e dipinto
XIV secolo 

Secondo la leggenda relativa alla vita del Santo, Ansano nacque a Roma da una famiglia di nobili origini intorno alla fine del III secolo dopo Cristo. Convertitosi giovinetto alla fede cristiana, Ansano sarebbe giunto a Siena per sfuggire alle persecuzioni indette dall’Imperatore Diocleziano continuando qui la propria azione di apostolato: per questo motivo la tradizione locale riconosce in Sant’Ansano il ‘Battista di Siena’.

La scultura restituisce una delle versioni iconografiche più diffuse dell’immagine del Santo che, in qualità di patrono della città di Siena, tiene con la mano sinistra il modello della città al quale doveva corrispondere, stretto nella mano destra, lo stendardo con la ‘Balzana’, vale a dire il vessillo bianco-nero emblema del Comune di Siena: l’esistenza di un simile oggetto, oggi scomparso, è attestata infatti dalla presenza di un vano circolare che è possibile scorgere sul basamento della scultura. Questo tipo di rappresentazione trova il suo precedente diretto nel Sant’Ansano raffigurato da Lippo Memmi nel laterale destro del trittico con l’Annunciazione (oggi agli Uffizi) eseguito nel 1333 da Simone Martini per l’altare del Santo nel Duomo di Siena: rispetto al prototipo di Lippo Memmi, che tiene nella mano sinistra la palma dei martiri cristiani, la presenza congiunta della Balzana e del modellino della città di Siena sembra esaltare la valenza civica del personaggio, indicando per la nostra statua una funzione e una collocazione essenzialmente pubbliche.

Ai modi di Simone Martini e Lippo Memmi rimanda anche il trattamento del panneggio che, scendendo lungo il corpo della figura in eleganti quanto improbabili calligrafie, rivela nell’anonimo scultore un artista perfettamente in grado di rielaborare – rendendoli propri – gli stilemi più caratteristici della grande lezione di Simone Martini.

Maria Merlini in “La sede storica della Banca Monte dei Paschi di Siena. L’architettura e la collezione delle opere d’arte”, 2002

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