La figura, isolata contro il fondo scuro, piange le amare lacrime del pentimento seguito alla consapevolezza di aver tradito l’amato Maestro. Perfettamente in linea con la sensibilità propria della civiltà del Seicento, il pittore pone l’accento sul contenuto morale del soggetto, reso ancora più drammatico ed evidente dal tragico isolamento della figura che il fascio potente della luce divina sembra evocare dalla cupa desolazione del fondo.
La forza espressiva dei colori, che si concretizza nella giustapposizione dei gialli acidi e degli azzurri brillanti, pare sottolineare la drammaticità del momento resa ancor più manifesta dal naturalismo insistito del volto e dalle povere mani avvizzite dal tempo dell’anziano apostolo.
Da "La Sede storica della Banca Monte dei Paschi di Siena. L'architettura e la collezione delle opere d'arte", 2002
San Pietro Apostolo (1636 circa)
Olio su tela, 120 x 98 cm
Inv. 374087, già 5701
Tra i più notevoli pittori del Seicento senese, Rutilio Manetti nacque a Siena nel 1571. Di origini modeste (il padre svolgeva il mestiere di sarto), si formò probabilmente alla scuola di Francesco Vanni e di Ventura Salimbeni.
Il pittore senese si distinse fin da subito per le sue qualità artistiche, come testimonia l’impegnativo ciclo di affreschi dell’Oratorio di San Rocco, nella Contrada della Lupa a Siena, con cui il pittore acquistò una posizione di primissimo livello nel contesto artistico cittadino.
Intorno al 1615 lo stile di Manetti cominciò a mutare in senso caravaggesco, allontanandosi dalla sua prima maniera e recependo le novità artistiche predominanti nella Roma di quegli anni.
Rutilio Manetti morì a Siena il 22 luglio del 1639; suo allievo fu il figlio Domenico, che proseguì sulla scia del padre.
