Secondo le indicazioni di Mina Gregori, questa grande tavola è probabilmente da identificarsi con quella di analogo soggetto che il pittore eseguì per la chiesa di San Pier Scheraggio (a Firenze in via della Ninna tra Palazzo Vecchio e la Galleria degli Uffizi) e che passò in seguito nella Galleria Severino Spinelli, ove la acquistò la Banca Toscana negli anni Trenta. Della tavola si parla nel Riposo di Raffaello Borghini (1584), che la dice appena compiuta in quell’anno e mirabile per armonia dei colori e l’arditezza dell’invenzione, avendo l’artista sostituito la vecchia profetessa Anna, ricordata nelle Scritture e sempre raffigurata nella scena della Presentazione, con la giovane avvenente in primo piano, “per non mettere nella più bella veduta della sua tavola – scrive il Borghini – una che porgesse poco piacere all’occhio”. La composizione monumentale e intricata di personaggi conserva molto della poetica antinaturalistica del Manierismo, e anche l’individuazione formale dei personaggi, quasi scolpiti nella sostanza adamantina del colore, ricorda la dipendenza del Poppi da Vasari, con il quale aveva collaborato in Palazzo Vecchio dimostrando congeniali propensioni per l’invenzione popolosa e i riferimenti eruditi.
Tratto da “Invito a Palazzo Portinari Salviati” a cura di Carlo Sisi, Centro DI 1991
Olio su tavola
275x181 cm
Inv. 5048412, già Q/A15
Francesco Morandini (detto il Poppi)
Nacque intorno al 1544 a Poppi, nel Casentino. La naturale predisposizione per il disegno e l’interessamento di Piero Vasari ammiratore dei suoi primi fogli furono alla base della sua formazione pittorica. Trasferitosi a Firenze forse nei primi anni Sessanta, venne accolto tra gli allievi di Giorgio Vasari. Escluso dal rinnovamento di S. Croce e di S. Maria Novella promosso da Cosimo I sotto la direzione di Vasari, Morandini ebbe un ruolo fondamentale nello studiolo di Francesco I, realizzato tra settembre e novembre del 1570. Unico responsabile della decorazione della volta secondo Raffaello Borghini e Vasari, fu affiancato nell’impresa da Zucchi la cui mano è riconoscibile nei pannelli caratterizzati da maggiore durezza nei contorni, da gesti enfatici e da colori più opachi. Morì a Firenze nel 1597, in un giorno compreso tra il 3 aprile, data del secondo testamento, e il 9 aprile, giorno della sepoltura nella cappella dei Pittori alla SS. Annunziata avvenuta al cospetto degli accademici del Disegno.