Stefano di Giovanni detto il ‘Sassetta’ - Adorazione dei magi

1435 ca. Dipinto su tavola cm 31 x 36,4

 

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Adorazione dei magi - 1435 ca. - Dipinto su tavola cm 31 x 36,4

Questa tavola dipinta costituisce la parte più consistente di una pala che, visto il formato più ridotto del consueto, doveva essere destinata ad un altare domestico o a una cappella privata e che ha subito in un lontano passato una brutale decurtazione, dovuta con ogni probabilità a motivi di commercio. In effetti, faceva parte originariamente dello stesso dipinto, raffigurante l’Adorazione dei magi, anche il pannello con il viaggio dei magi di misure ben più ridotte conservato oggi nel Metropolitan Museum of Art di New York e si deve a John Pope Hennessy (Sassetta, London 1939, pp. 80-85) il riconoscimento che le due tavole, unite assieme formavano in origine una medesima composizione. Purtroppo la perdita di ampie zone della tavola dipinta ci impedisce oggi di ricostruire, sia pur idealmente, la composizione nella sua interezza, dato che importanti elementi di raccordo, come le parti relative al tetto della capanna e ad alcune del paesaggio collinare, andarono barbaramente segate e disperse. Possiamo esser certi però che la stella cometa, presente nel pannello di New York, era posta in corrispondenza della sottostante testa di Gesù Bambino, che compare invece nella tavola Chigi Saracini. Questo significa che la porzione più piccola della pala, quella oggi negli Stati Uniti, era collocata in alto al centro della figurazione, mentre ampie zone del cielo e del paesaggio circostante andarono perdute al momento della decurtazione (K. Christiansen in Painting in Renaissance  Siena 1420 – 1500 New York 1988, pp.80 – 83).

Sotto il profilo iconografico, la composizione raffigurante l’Adorazione dei magi disposta in verticale, con in primo piano la scena dell’offerta dei magi a Gesù e sullo sfondo in alto il viaggio dei sovrani per tortuosi sentieri, è abbastanza diffusa nella pittura senese fra Trecento e Quattrocento e ha, ad esempio, un precedente importante nella grande tavola di Bartolo di Fredi conservata oggi nella Pinacoteca Nazionale di Siena (n. 104).

Ma soprattutto sotto il profilo stilistico, il grande precedente, ben più rilevante, che Sassetta tenne presente per la sua Adorazione dei magi è la celebre pala Strozzi, dipinta da Gentile da Fabriano per la Chiesa di Santa Trinita di Firenze nel 1423, vero capolavoro della pittura del Gotico internazionale in Italia. Vivi ricordi gentiliani si colgono, ad esempio, nelle figure delle due donne sulla destra che, come eleganti damigelle di corte, ricevono i doni regali, o nella curva sagoma di San Giuseppe piegato sul bastone. Una chiara penetrazione della cultura di Gentile, operoso personalmente a Siena nel 1425 (Gabriele Fattorini,  Gentile da Fabriano, Jacopo della Quercia and Siena: the ‘Madonna dei banchetti’, in <<The Burlington Magazine”>> CLII, 2010, pp. 152- 161), traspare poi nella resa della morbida superficie dei corpi, nei tessuti preziosi foderati di pelliccia, nel pelame umido e liscio degli animali, nella ghiaia del terreno come spruzzato di colore. Il delicato emergere dei volumi, punteggiati di riflessi di luce o affondati in tenere penombre, deriva anch’esso dagli studi sugli effetti luministici ed epidermici della realtà che il Fabrianese aveva saputo rendere con il suo particolare, magico ‘puntinismo’. Lo spirito prosaico e feriale del Sassetta, il suo modo più concreto di aderire alla realtà visiva, rispetto al lusso cavalleresco di Gentile, non possono far dimenticare che il pannello di New York rivela ancora un notevole legame con la Fuga in Egitto della predella posta alla base della Pala Strozzi.  Ma le tangenze con Gentile da Fabriano sono qui filtrate da un ingegno che ha da tempo assimilato anche le novità prospettiche diffuse dalla rivoluzione pittoriche di Masaccio. Il giovane Re mago e il paggetto alle sue spalle, visti di scorcio dal dietro, calcano i piedi sul terreno ghiaioso sondando uno spazio tutt’altro che astratto. Questi elementi di cultura prospettica tendono ad inserirsi in un contesto delicato ed ‘umbratile’, con accenti cortesi che saranno determinanti anche per la formazione di Sano di Pietro (nella sua fase giovanile riferita al ‘Maestro dell’Osservanza’) e che nello stesso Sassetta progressivamente si accentueranno, in un senso un po’ astrattamente decorativo, come nelle Storie di San Francesco del polittico di San Sepolcro e soprattutto nelle Storie della Passione dell’Institute of Arts di Detroit. Nel pannello di New York il pendio sulla destra in primo piano mostra delle rugosità e increspature che compaiono anche nello sfondo del Miracolo del lupo di Gubbio per il polittico di San Francesco a San Sepolcro (Sassetta. The Borgo San Sepolcro Altarpiece, edited by M. Israels, Lieden 2009, II). Questa singolare conformazione geologica delle colline, a bene vedere, non si ritrova nei primi paesaggi ‘neolorenzettiani’ dipinti da Stefano di Giovanni per la predella del polittico dell’Arte della Lana (1423 – 27) e per la pala della Madonna della Neve (1430-32). Anche le gru che volano altissime nel cielo, “facendo in aere di sé lunga riga” figurano nel pannello oggi a New York come nel Miracolo del lupo di Gubbio della National Gallery di Londra: osservazione puntuale che di lì a poco anche Giovanni d’Ambrogio avrebbe fatto sua nella estrosa Natività del Museo di Asciano.

A conferma di questa cronologia, alcuni studiosi hanno indicato nel volto del Re mago canuto, che si prostra dinanzi a Cristo e che vediamo un po’ di scorcio, un ritratto dell’Imperatore Sigismondo di Lussemburgo che tra il 1432 e il 1433 ebbe modo di sostare a Siena prima di essere incoronato a Roma. E il riferimento a questo importante evento politico sarebbe ancora presente nella raffigurazione di un giovane falconiere che indossa un curioso, ampio cappello di pelo, alla moda boema, analogo a quelli che potevano essere visti a Siena in occasione dell’arrivo del corteggio imperiale (M. Israels, in Da Jacopo della Quercia a Donatello . Le arti a Siena nel primo Rinascimento, a cura di M. Seidel, Milano 2010, p. 236).

Le notevoli analogie del dipinto anche con le opere mature di Sassetta confermano per la nostra  Adorazione dei magi una datazione centrale nel percorso dell’artista, alla metà degli anni Trenta, probabilmente in vicinanza con il polittico di San Domenico a Cortona. Nel polittico cortonese infatti il riferimento ad opere come il polittico Quaratesi di Gentile da Fabriano (1426) si riflette in idee straordinarie come nel San Nicola, dal piviale riccamente decorato, e nel San Michele, giovane cavaliere rivestito di una corazza scintillante d’oro. Come in certe coeve opere dell’Angelico, l’accostamento a Gentile si sovrappone, in questa felice fase di Sassetta, all’impianto spazioso e quindi masaccesco della sua cultura, senza scalfire assolutamente quindi la modernità di certe soluzioni pittoriche pienamente rinascimentali. 

Alessandro Angelini, brano tratto da “Da Siena a Brescia. L’Adorazione dei Magi del Sassetta. Un capolavoro dell’arte senese dalla collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena”

Biografia - Stefano di Giovanni di Consolo detto il ‘Sassetta’ - (Cortona (?), fine del XIV sec. – Siena 1450)

Giustamente considerato il "maggiore" pittore del primo Rinascimento a Siena; la sua formazione dovette compiersi nell'ambito tardogotico di Paolo di Giovanni Fei e dei maestri che decoravano ad affresco la sagrestia del Duomo di Siena agli inizi del XV secolo.

La sua prima opera importante è la Pala dell'Arte della Lana (1423-1426) per la chiesa senese di San Pellegrino alla Sapienza, oggi suddivisa tra musei italiani e stranieri. In questa tavola è evidente uno studio approfondita della grande tradizione pittorica di primo Trecento, in particolare delle opere dei fratelli Lorenzetti, ma anche un'attenzione alle novità della cultura rinascimentale fiorentina dell'orbita di Masaccio.

Le grandi innovazioni del Rinascimento fiorentino, in particolare le ricerche prospettiche e naturalistiche, sono ancora più evidenti nella Madonna della Neve, eseguita tra il 1430 e il 1432, per l'altare di San Bonifacio nella cattedrale di Siena (oggi agli Uffizi), così come nella scena rappresentante San Martino e il povero, che insieme alla Vergine e al San Giovanni costituiscono gli unici frammenti rimasti di una grande croce eseguita nel 1433 per il convento di San Martino (oggi conservati nella collezione Chigi Saracini, di proprietà della Banca Monte dei Paschi di Siena).

Della presenza a Firenze e, successivamente, a Siena di Gentile da Fabriano troviamo traccia nelle due preziose tavole con il Viaggio dei Magi e l'Adorazione dei Magi (rispettivamente al Metropolitan Museum di New York e nella già citata collezione Chigi Saracini di Siena), che appaiono fortemente influenzate dalla celebre pala Strozzi, dipinta proprio dall'artista marchigiano nel 1423 per la chiesa di Santa Trinita a Firenze, vero capolavoro della pittura del Gotico internazionale in Italia.

Fra le opere maggiori, eseguite dal Sassetta tra il terzo e il quarto decennio del Quattrocento, si ricorda il polittico a due facce per l'altar maggiore della chiesa di San Francesco a Sansepolcro, oggi smembrato e diviso fra vari musei, in cui nella descrizione delle scene mostra una particolare attenzione alla narrazione, con ambientazioni nitide, caratterizzate da una cromia chiara e cristallina.

Molti sono i documenti relativi a committenze pubbliche di opere, da parte delle massime istituzioni senesi come il Comune, il Santa Maria della Scala e l'Opera del Duomo, per lo più andate perdute. L'ultima committenza, nel 1447, è del Comune di Siena, che gli affida l'incarico di realizzare un affresco raffigurante l'Incoronazione della Vergine nella volta di Porta Romana: lavoro rimasto incompiuto a causa della morte, che lo colse il primo di aprile del 1450, l'affresco verrà terminato in seguito da Sano di Pietro.

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