Sant’Ambrogio, assorto nella lettura, poggia il braccio sul pesante volume offrendo allo sguardo del devoto la candida manica della cotta bordata di pregevoli pizzi. Tipico della pittura di Rutilio Manetti è l’uso di una gamma cromatica ricca ed accesa cui si affianca una puntuale attenzione per il dato naturale: agli esempi del Caravaggio e dei suoi seguaci si lega infatti la restituzione sapiente della morbida consistenza dei velluti cangianti, della delicatezza dei finissimi lini, della preziosa durezza delle gemme lucenti.
Da "La Sede storica della Banca Monte dei Paschi di Siena. L'architettura e la collezione delle opere d'arte", 2002
Rutilio Manetti (Siena, 1571 – 1639)
Sant’Ambrogio
Olio su tela
Rutilio Manetti.
Figlio di Lorenzo di Iacopo, di professione sarto, il Manetti fu battezzato a Siena il 1 gennaio 1571 e morì, sempre a Siena, nel 1639. I primi anni di vita del Manetti risultano sprovvisti di documentazione; solo alcune parole di Giulio Mancini forniscono delle notizie sulla sua formazione, che lo vedono apprendista presso la bottega di Francesco Vanni, tra i maggiori protagonisti della scena artistica senese negli ultimi decenni del Cinquecento e successivamente presso il fratellastro di Vanni, Ventura Salimbeni. Grazie alla loro attività è possibile rintracciare nell’arte figurativa senese l’influenza di Federico Barocci.
