Ritorno alla luce

Opere restaurate provenienti dalle collezioni della Banca Monte dei Paschi di Siena


Iniziativa artistica ideata da Banca Monte dei Paschi di Siena per condividere con il pubblico la fruizione di alcuni capolavori provenienti dai depositi delle sue collezioni, una volta concluso il loro recupero restaurativo e, quindi, riportati a "rinnovata luce". Vengono presentate anche opere che non sono state restaurate di recente ma che, in ogni caso, sono escluse dai percorsi delle visite organizzate in occasione delle aperture straordinarie al pubblico delle collezioni.

Madonna della Misericordia

Madonna della Misericordia di Benvenuto di Giovanni (1481)

Affresco trasportato su tela, 189 x 185 cm
Siena, Palazzo Tantucci.
In basso: "ANTONIO TVRCHI FORTINO DI LORENZO LORENZO MANDOLI LODOVICHO TONDI CHONSERVADORI E DEPOSITARIO MCCCCLXXXI". Più in basso: "AD MONTIS INSTITVTIONIS MEMORIAM A.D. MCDLXXII".


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Natività di Gesù con San Giovannino

Natività di Gesù con San Giovannino di Girolamo di Benvenuto (XVI secolo)

La tavola è inserita entro una cornice di legno dorato, risalente agli inizi del secolo scorso. Essa raffigura la Natività di Gesù con l’aggiunta di un San Giovannino, che si inginocchia e solleva gli occhi in direzione della Vergine. L’episodio sacro avviene in aperta campagna, appena fuori dalla capanna dove riposano il bue e l’asinello, i quali sono disposti analogamente ai corrispettivi di un’Adorazione dei pastori e angeli di ubicazione ignota (già a Colonia da Lempertz il 24.11.1995, lotto 402).

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Christus Triumphans

Croce dipinta di Margarito d'Arezzo (XIII secolo)

La provenienza della croce Chigi-Saracini è ignota. Tuttavia, è probabile che abbia un’origine aretina, poiché i Saracini possedettero delle terre nei dintorni di Arezzo. Oltre a ciò, se teniamo conto anche del fatto che nel Duecento la Diocesi di Arezzo arrivò a lambire le porte di Siena, allora non sembrerà affatto casuale che le vicissitudini di alcune opere aretine siano rintracciabili nella città del Palio, basti pensare a un dossale di Gregorio e Donato d’Arezzo (ritirato da un oratorio aretino), la cui documentazione relativa si trova proprio nel Palazzo Chigi-Saracini (R. Bartalini, in Arte in terra d’Arezzo, 2005, pp. 17, 18-19 nota 26).

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Sposalizio mistico di santa Caterina

Sposalizio Mistico di Santa Caterina di Domenico Beccafumi (XVI secolo)

Sotto un baldacchino sorretto da angeli, e alla sommità di sei gradini in parte coperti da un tappeto damascato verde, sono raffigurate le nozze mistiche fra il Bambino Gesù seduto sulle ginocchia della Vergine e Santa Caterina; vi assistono, disposti a semicerchio sui gradini immediatamente inferiori, a sinistra San Sigismondo, San Domenico e San Giovannino, a destra San Bernardino e Santa Caterina d’Alessandria, mentre San Pietro e San Paolo siedono in basso sui primi gradini. Come risulta da un inserto di ‘Ricordi della Sagrestia’ cominciato nel 1517, pubblicato dal Milanesi, la tavola fu collocata nella Chiesa di Santo Spirito nel marzo del 1528.

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Sacra Famiglia con San Giovannino

Sacra Famiglia con San Giovannino di Francesco Rustici detto "il Rustichino" (XVI secolo)

La tela, acquistata nel 1981 da un privato, già restaurata, si trova in ottimo stato di conservazione. Trattandosi del più diffuso soggetto prodotto per la devozione privata, è praticamente impossibile ritrovare l’antica provenienza di quest’opera o sperare di identificarla nella descrizione di qualche fonte. Al pari dei numerosissimi esempi del genere, è fedele al modulo compositivo che prende avvio nella pittura fiorentina e senese del primo Cinquecento e che di volta in volta è variato a seconda delle richieste committente, senza la minima preoccupazione di fedeltà ai testi evangelici o di rispetto della sincronia nel presentare, accanto ai protagonisti della Sacra Famiglia, le più varie combinazioni di santi o di personaggi ritratti, spesso negli atteggiamenti più quotidiani e affettuosi possibili.

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Madonna che adora il Bambino

Madonna che adora il Bambino di Pompeo Caccini (XVII secolo)

La preziosa tavola dipinta si presenta in uno stato di conservazione complessivamente buono, nonostante non vi sia ormai traccia delle delicate velature di colore più superficiali che un tempo dovevano rendere maggiormente chiaroscurato, roseo e suadente il giovane viso della Vergine, soprattutto nella zona dell’occhio in primo piano, dell’orecchio e del collo; come pure perduto è il pigmento della preziosa seta bianca decorata stesa in origine sull’esile braccio della medesima figura.

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Deposizione dalla Croce

Deposizione di Giovambattista Naldini (XVI secolo)

La piccola tavola, dipinta con tecnica veloce, è in relazione con la monumentale Deposizione eseguita da Giovambattista Naldini, fra il 1575 e il 1584, per la Cappella di Lodovico da Verrazzano in Santa Croce. Di questa , il Borghini, aveva lodato la composizione ”molte copiose di figure e vaghissima di colorito” , quantità riscontrabile anche nel nostro dipinto che, dimostrando inoltre una fedeltà quasi assoluta di particolari e probanti coincidenze cromatiche, potrebbe essere ritenuto uno studio preliminare della tavola di Santa Croce o comunque una versione ridotta dipinta nella bottega a stretto contatto del maestro.

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Le tre Eroine Chigi: Giuditta

Giuditta di Domenico Beccafumi (1506)

​Con soddisfazione presentiamo l’ultimo restauro effettuato dalla Banca che ha interessato tre preziose tavole dipinte a olio che fanno parte della Collezione Chigi Saracini e per le quali, grazie al lavoro di due storici di chiara fama, Alessandro Angelini e Andrea Giorgi, oggi abbiamo una nuova attribuzione.

Possiamo abbandonare l’antico nome fin qui utilizzato per indicare l’autore, il generico “Maestro delle Eroine Chigi”,  a favore del  magnifico maestro senese Domenico Beccafumi. 

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Le tre Eroine Chigi: Artemisia

Artemisia di Domenico Beccafumi (1506)

Con soddisfazione presentiamo l’ultimo restauro effettuato dalla Banca che ha interessato tre preziose tavole dipinte a olio che fanno parte della Collezione Chigi Saracini e per le quali, grazie al lavoro di due storici di chiara fama, Alessandro Angelini e Andrea Giorgi, oggi abbiamo una nuova attribuzione.

Possiamo abbandonare l’antico nome fin qui utilizzato per indicare l’autore, il generico “Maestro delle Eroine Chigi”,  a favore del  magnifico maestro senese Domenico Beccafumi. 

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Le tre Eroine Chigi: Cleopatra

Cleopatra di Domenico Beccafumi (1506)

Con soddisfazione presentiamo l’ultimo restauro effettuato dalla Banca che ha interessato tre preziose tavole dipinte a olio che fanno parte della Collezione Chigi Saracini e per le quali, grazie al lavoro di due storici di chiara fama, Alessandro Angelini e Andrea Giorgi, oggi abbiamo una nuova attribuzione.

Possiamo abbandonare l’antico nome fin qui utilizzato per indicare l’autore, il generico “Maestro delle Eroine Chigi”,  a favore del  magnifico maestro senese Domenico Beccafumi. 

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Lo Stato di Siena antico, e moderno

Manoscritti dal Fondo librario della Banca di Giovanni Antonio Pecci (1758-1768)

​Con la pubblicazione del sesto volume è giunta al termine l’edizione de Lo Stato di Siena antico, e moderno di Giovanni Antonio Pecci (1693-1768), fonte di rilevante importanza per la storia di Siena e del suo territorio, sollecitata e perseguita da tempo dall’Accademia Senese degli Intronati, alla quale, fra l’altro, il Pecci fu ascritto giovanissimo nel 1715 con il nome accademico di “Colorito”; e per la quale fu anche Segretario fra il 1733 e il 1737 e Archintronato nel biennio 1756-1757, rivendicandone sempre la posizione di preminenza fra i sodalizi accademici non solo cittadini.

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