Descrizione
Le due tavole, raffiguranti San Domenico e il Beato Giacomo da Bevagna, costituivano in origine le ante laterali di un trittico destinato ad una chiesa dell’ordine domenicano.Giacomo da Bevagna venne beatificato da papa Bonifacio IX nel 1400; nella mano destra tiene una piccola ampolla contenente del vino, possibile allusione al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino come narra la leggenda fiorita intorno alla vita e ai miracoli del santo personaggio: miracoli del genere miravano infatti ad istituire una corrispondenza diretta fra la santità della persona effigiata e la figura del Cristo. Le più antiche testimonianze figurative legate al culto del santo domenicano indicano nei territori dell’Umbria le aree culturali in cui maggiormente venne ad attestarsi la devozione alla figura del Beato Giacomo da Bevagna: è pertanto assai probabile che pure il trittico cui appartenevano queste tavole avesse una provenienza umbra, eseguito forse per la chiesa di San Domenico a Perugia.Benedetto di Bindo fu uno dei più originali rappresentanti della cultura pittorica fiorita a Siena allo schiudersi del Quattrocento: come rivelano le fisionomie dei personaggi e la puntuale attenzione a certi svolgimenti lineari dei panneggi, Benedetto opera una personale rivisitazione dei motivi stilistici elaborati quasi un secolo avanti dai grandi protagonisti della pittura senese del primo Trecento: alla raffinata umanità di Simone Martini sembrano infatti rimandare il modulo allungato degli occhi e la fisionomia del giovane San Domenico, mentre l’espressione concentrata dello sguardo e la mascella robusta che disegna il volto del Beato Giacomo indicano un più diretto accostamento alla sensibilità naturalistica espressa nelle coeve realizzazioni di Taddeo di Bartolo.