Descrizione
Formatosi nel grande cantiere della cattedrale senese, Tino di Camaino subì il fascino della scultura drammatica ed espressiva di Giovanni Pisano, capomaestro del Duomo di Siena tra il 1284 e il 1297. La meditazione sulle opere del Pisano e il contatto con i ritmi fluidi ed eleganti della pittura di Simone Martini portarono il nostro artista all'elaborazione di un linguaggio estremamente originale, interessato alla trasposizione scultorea degli effetti cromatici e delle forme raffinate della coeva produzione pittorica. La struttura del rilievo e la disposizione delle figure derivano infatti dai trittici realizzati dai grandi maestri del primo Trecento senese: peculiare dell’arte del nostro scultore è la restituzione ampia, dilatata dei volumi delle figure, plasmate in una materia liscia e levigata che esalta la cura e la raffinatezza dei dettagli. Al vigoroso plasticismo dei volti, sottolineato dallo sviluppo potente della robusta mascella, si accompagna il trattamento pittorico della barba di San Giovanni battista e delle capigliature dei sacri personaggi i cui occhi, dall’elegante profilo allungato, rimandano ai raffinati prototipi di Simone Martini. La stretta vicinanza stilistica con le opere realizzate durante il soggiorno napoletano di Tino di Camaino (1324 circa — 1337) suggeriscono per il nostro rilievo una datazione verso la fine del terzo decennio del XIV secolo: risalgono infatti a questi anni alcuni fra i più importanti incarichi sostenuti dall’artista per la casata angioina, quali i monumenti funebri per la principessa Caterina d’Austria (Napoli, San Lorenzo Maggiore) e per Maria d’Ungheria (Napoli, Santa Maria Donnaregina), morte entrambe nel 1323.